La Disgrafia riguarda esclusivamente il grafismo ed è caratterizzata dalla difficoltà nella riproduzione di segni alfabetici e numerici. Rientra nei Disturbi Specifici dell’Apprendimento (DSA) dovuti a difficoltà percettivo-motorie non diagnosticati precocemente di cui fanno parte anche dislessia, discalculia e disortografia. Si tratta di una sindrome che rende difficoltoso l’apprendimento della scrittura fino ad impedire il consolidamento e l’automatizzazione del gesto grafico nel bambino. Tuttavia non ha alcuna incidenza sulle altre funzioni cognitive che possono essere (e molto spesso lo sono!) molto sviluppate.
È disgrafico un bambino che presenta una scrittura carente da un punto di vista qualitativo, mentre nessun deficit neurologico o intellettivo spiega questa carenza.
Julian de Ajuriaguerra
UNA DIFFICOLTÀ MOLTO SOTTOSTIMATA
Nel panorama odierno vi è una maggiore attenzione ai disturbi riguardanti la lettura (dislessia), a discapito delle difficoltà inerenti alla scrittura (disgrafia), la cui soluzione viene spesso ricercata nella somministrazione di strumenti compensativi digitali, come computer e tablet.
In Italia la disgrafia è un fenomeno statisticamente rilevante 8 volte superiore alla dislessia, che colpisce 1 bambino su 5 con una maggiore incidenza sul sesso maschile (pari al 77%, specialmente nei mancini).
Nonostante ciò vi è un riconoscimento limitato da parte delle istituzioni scolastiche e sanitarie. Infatti è stata inserita nel DSM solo nel 1987, e nel 1996 è stata classificata come “disturbo della coordinazione” (disprassia).
SULLA DISGRAFIA SI PUÒ (E SI DEVE!) INTERVENIRE
La disgrafia è un fenomeno largamente sottostimato che provoca disagio psicologico alle persone che ne sono affette. A livello scolastico, si può intervenire sulla disgrafia attraverso azioni di rieducazione della scrittura condotti da educatori specializzati.
Insieme alla dislessia e alla discalculia, la disgrafia è stata recentemente riconosciuta dal Ministero dell’Istruzione Pubblica come un Disturbo Specifico dell’Apprendimento, il quale si è pronunciato sottolineando il fatto che:
È compito delle scuole di ogni ordine e grado, comprese le scuole dell’infanzia, attivare, previa apposita comunicazione alle famiglie interessate, interventi tempestivi, idonei ad individuare i casi sospetti di DSA degli alunni.
La disgrafia emerge nel bambino quando la scrittura comincia la sua fase di personalizzazione (indicativamente in terza elementare) e può essere considerata come una sindrome che rallenta l’apprendimento fino ad impedire il consolidamento del gesto grafico. La difficoltà solitamente viene sollevata dagli insegnanti i quali faticano a seguire il bambino nel suo disordine e questo comporta anche conseguenze rilevanti sul rendimento scolastico.
UN PROBLEMA DI CULTURA
La scarsa cultura che ancora oggi domina gli ambienti educativi in merito alla difficoltà di scrivere di molti ragazzini, non aiuta a diminuire la percentuale che vede disgrafico, in media, un bambino su cinque (A. Venturelli, 2008). In una classe di 25 alunni, la media ci allerta che cinque potrebbero esserlo. È chiaro che esistono classi dove una percentuale molto più alta di ragazzini presenta il problema e classi dove la percentuale è più bassa o addirittura nulla.
Spesso la disgrafia viene scambiata per negligenza, poco impegno, scarsa motivazione all’apprendimento. Pertanto il ragazzino affetto da questo disturbo è considerato poco volenteroso, disorganizzato, disordinato e non motivato. Tale valutazione genera un pregiudizio pericolosissimo che permane talvolta per sempre o, nel migliore dei casi, fino a quando il ragazzo non viene sottoposto a diagnosi grafo-motoria che ne conferma la disgrafia.
Il numero dei soggetti caratterizzati dalla presenza di difficoltà grafo-motorie non diminuisce con l’età, e questo significa che nella maggioranza dei casi i disturbi permangono o addirittura si aggravano con il passare del tempo.
Infatti non intervenire sulla disgrafia va contro i principi morali della promozione delle abilità specifiche della persona. Inoltre, differenzia il disgrafico dal gruppo classe ed innesta in lui un senso di “diversità” che si traduce inevitabilmente in senso di “inferiorità” ed incide negativamente sulla sua autostima.
Un apprendimento corretto con indicazioni precise in merito alla scrittura può abbattere significativamente le percentuali di disgrafia presenti oggi nel nostro Paese.
LA SCRITTURA PUÒ E DEVE ESSERE APPRESA IN MODO CORRETTO E FUNZIONALE UN BUON APPRENDIMENTO RIDUCE LA POSSIBILITÀ DELL’INSORGERE DELLA DISGRAFIA.